Superbonus 110% blocco cessione del credito: soluzioni alternative

Superbonus 110 % blocco della cessione del credito: 60.000 le imprese coinvolte, 150.000 cantieri bloccati, 1.500.000 persone coinvolte, 100 miliardi di euro bloccati nei cassetti fiscali, 1.000.000 di posti di lavoro a rischio.
Il Centro Studi della Class Action Nazionale Edilizia (C.A.N.D.E.), (dati forniti dalla Commissione di inchiesta) con un semplice calcolo matematico è possibile ricavare che:

  • per liquidare i 47 miliardi rimasti incagliati ci vorranno circa tre anni e mezzo;
  • a maggio la rilevazione Enea parlava di 33,712 miliardi di crediti d’imposta generati con il Superbonus 110%, per arrivare a 60,527 miliardi al 31 ottobre 2022.

Sempre secondo C.A.N.D.E. i crediti monetizzati attraverso la cessione dei crediti fiscali sono stati di 30 miliardi (media di 1,25 miliardi al mese).
Attualmente incagliati oltre 100 miliardi di crediti fiscali con l’aggravante delle aziende partecipate dello Stato (CDP, Poste Italiane, MCC e MPS) completamente inattive, con le compagnie assicurative in stand by e con gli istituti di credito privati che dichiarano di aver esaurito la loro capacità fiscale senza l’art 121 DL 34/2020 nella sua forma originale (con la multi cedibilità dei crediti fiscali illimitati).

Stop alla cessione del credito superbonus.

La cessione del credito Bonus 110% risulta attualmente non operativa con: Unicredit, Credit Agricole, Monte dei Paschi di Siena, Credem, Bnl,  Bnp Paribas, Banca Mediolanum e Poste Italiane. Stop alla cessione del credito superbonus
Le restanti banche hanno tutte peggiorato le condizioni di cessione (fonte: Altroconsumo).
Il mondo dell’edilizia è una filiera che comprende moltissime diverse professionalità: muratori, impiantisti, serramentisti, posatori, elettricisti, idraulici, pittori solo per citare i principali.

La situazione nella Provincia di Padova:

Secondo fonti Ascom, nella Provincia di Padova risultano aperti più di 4.000 cantieri legati alla detrazione del 110%, per oltre 500 milioni di euro di investimenti e  80 milioni di crediti incagliati, ossia quanto derivante dalla cessione del credito alle imprese edili che però, avendo le banche esaurito i fondi per il Superbonus, restano di fatto inservibili.
Le ditte a rischio chiusura sono più di mille, con 2.300 addetti tra titolari, soci e dipendenti.

Quali sono le soluzioni alternative?

in questo scenario oggettivamente difficile, occorre muoversi cercando nuovi canali che possano raggiungere lo scopo e garantiscano contemporaneamente sicurezza, professionalità e competenza.
Il più grande errore, in questi frangenti, è quello di demordere, di rinunciare a perseguire l’obiettivo, con tutti i rischi che questo atteggiamento potrebbe comportare.
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