Rischio d’impresa in pillole.


Il rischio è un concetto complesso studiato e discusso in vari campi, come la finanza, le assicurazioni e l’economia e viene definito come l’incertezza o il danno potenziale che potrebbe derivare da una certa azione o decisione.
 
Elementi propri del rischio:

  • Incertezza: mancanza di certezza o di prevedibilità dell’esito di una situazione.
  • Probabilità: si riferisce alla probabilità che un determinato risultato si verifichi
  • Conseguenza: si riferisce al risultato o all’esito di una decisione o di un’azione.
  • Vulnerabilità: predisposizione a subire danni o pregiudizi; nel contesto del rischio, la vulnerabilità è spesso correlata al danno potenziale che potrebbe derivare da una decisione o da un’azione ed è influenzata da vari fattori come l’ambiente, la tecnologia e il comportamento umano.
  • Pericolo: fonte di danno o pericolo potenziale (disastri naturali, guasti tecnologici, errori umani).
  • Mitigazione: azioni intraprese per ridurre la probabilità o la gravità di un danno.

Nel contesto del rischio, la mitigazione può includere misure quali la valutazione, la gestione e le strategie di riduzione del rischio.

  • Valutazione del rischio: processo di valutazione della probabilità e delle conseguenze di un danno potenziale e rappresenta un aspetto importante della gestione del rischio. L’obiettivo della valutazione del rischio è identificare i rischi potenziali, comprendere la probabilità che si verifichi un danno e valutare le conseguenze di tale danno.
  • Gestione del rischio: La gestione del rischio è il processo di identificazione, valutazione e prioritizzazione dei rischi e l’attuazione di strategie per ridurre al minimo la probabilità o la gravità del danno; si tratta di un aspetto importante del rischio, in quanto aiuta le organizzazioni e gli individui a prendere decisioni informate e ad agire per ridurre al minimo i danni potenziali.

Principali parole chiave del concetto di rischio:

Il Rischio Operativo (Operational Risk): è rappresentato dalla probabilità che l’attività finanziaria subisca delle oscillazioni di valore a causa di fattori non prevedibili, che scaturiscono nel corso della normale operatività di una banca.
In generale, rientrano nella categoria dei rischi operativi:

  1. tutti quei rischi legati ad incombenze legali e burocratiche che possono inficiare il buon fine di un’operazione finanziaria;
  2. la possibilità di incorrere in frodi (interne o esterne alla banca) o irregolarità di esecuzione delle transazioni (clients, products, & business practice);
  3. la perdita fisica dei beni sottostanti l’attività finanziaria oggetto di valutazione.

 Rischio idiosincratico: (rischio non sistematico) è il rischio che non è correlato al rischio di mercato complessivo.
E’ quindi il rischio di variazione del prezzo causato dalle circostanze uniche di un particolare titolo, o il rischio che è specifico del settore o dell’impresa; in parole povere è il rischio che riguarda solo una determinata azienda o settore, non l’intero mercato.

Capitale economico: in matematica finanziaria è la parte principale di averi in denaro, produttivo di frutti periodici anch’essi in denaro, cioè dell’interesse.
 
Asset pesati per il rischio: le attività ponderate per il rischio, o Risk-Weighted Assets (RWA), rappresentano la sintesi dei principali fattori di rischio riconducibili a una data attività finanziaria.
Tali fattori vengono contemplati allo scopo di “correggere” il valore nominale dell’attività in modo da poter esprimere una più appropriata misurazione del suo valore.
La logica d’inclusione del rischio all’interno del valore degli asset è quella di attribuire un coefficiente di ponderazione via via crescente all’aumentare della rischiosità stessa, in modo che il calcolo produca un incremento degli RWA all’aumentare del rischio delle attività, e decrescente al diminuire di essa.
 
Adeguatezza patrimoniale: quando si parla di adeguatezza, o solidità patrimoniale, si fa riferimento alla capacità dell’azienda di basare il finanziamento complessivo della gestione sul capitale proprio, portato dai proprietari, limitando nello stesso tempo il peso dell’indebitamento verso le banche e altri soggetti prestatori di capitale, cioè di essere dotata di adeguati mezzi propri.
L’espressione adeguatezza patrimoniale è tra l’altro usata per individuare uno degli indici di allerta scelti dal CNDCEC nell’ambito del codice della crisi d’impresa e della insolvenza e prevede un confronto tra capitale proprio e debiti totali dell’azienda alla data del bilancio d’esercizio.
In sostanza, si tratta del confronto tra le due voci dello stato patrimoniale che compongono il totale delle fonti di finanziamento che l’azienda usa per coprire i fabbisogni di capitale determinati dagli investimenti per attivo fisso e attivo corrente.
 
Risk Appetite Framework (RAF): è un sistema di riferimento che stabilisce il perimetro ex ante dell’area di rischio entro cui le banche intendono muoversi.
In pratica, è uno strumento di governance del rischio che delinea i limiti operativi per raggiungere gli obiettivi strategici nel lungo periodo.
È un processo di gestione aziendale che definisce la propensione al rischio consapevole, ovvero consente di delineare i limiti entro cui agire per raggiungere gli obiettivi prefissati in base al proprio modello di business, mirando a garantire un’adeguata assunzione dei rischi.
 
Diversificazione: investire le risorse finanziarie applicando il principio di diversificazione significa investire il patrimonio in classi di attività differenti (azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, altro).
La diversificazione consente di ridurre il livello di rischio e permette di cogliere, con maggiore probabilità, le migliori opportunità di rendimento.
 
Leva finanziaria: è l’espressione italiana del termine “leverage”.
Si tratta dell’ effetto moltiplicativo della differenza tra redditività del capitale investito e costo del capitale di prestito di un’impresa misurato dall’indice che porta lo stesso nome, e cioè dal rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri.
 
Rating: opinione espressa da un’organizzazione indipendente, detta correntemente “agenzia di rating”, sulla capacità di un’emittente o di un’emissione di far fronte agli impegni finanziari (pagamento di interessi o dividendi e rimborso del capitale) secondo certe scadenze.
Alla segmentazione del rating corrisponde anche una specializzazione in termini di criteri di analisi, scale di valutazione, conoscenza dei mercati, delle tecnologie, da parte dei valutatori.
 
Modello di rating interno: con il metodo dei rating interni (IRB) le banche possono costruirsi un proprio modello per attribuire ai clienti affidati un rating in base al quale determinare il rischio e l’accantonamento patrimoniale.
La misurazione del rating interno è fondamentale per la determinazione del rischio e l’erogazione del credito.
Il risultato finale dipende dal coefficiente di ponderazione.
Tale coefficiente dipende dal risultato di un modello interno calcolato dalla banca.
I parametri che determinano il rischio con il metodo dei rating interni sono i seguenti:

  • Probability of Default (PD) è la probabilità d’insolvenza, cioè la probabilità che il debitore sia inadempiente, al termine di un periodo di riferimento che di solito è di un anno;
  • Loss Given Default (LGD) rappresenta, la perdita in caso d’insolvenza, la percentuale di credito che si stima di perdere qualora si verifichi l’inadempienza;
  • Exposure at Default (EAD) l’esposizione creditizia al momento dell’inadempienza, esprime un andamento futuro dell’esposizione al rischio;
  • Maturity (M) la durata effettiva del credito.

 Investment grade: le società di rating delle obbligazioni, come Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, utilizzano denominazioni diverse, costituite da lettere maiuscole e minuscole “A” e “B”, per identificare il rating della qualità del credito di un’obbligazione.
AAA e AA (alta qualità del credito) e A e BBB (media qualità del credito) sono considerate investment grade. Le obbligazioni con rating inferiore a queste designazioni (“BB”, “B”, “CCC”, ecc.) sono considerate di bassa qualità creditizia, e vengono comunemente chiamate “obbligazioni spazzatura“.
 
Override: sono importanti correttivi dei rating determinati da modelli statistici di rating.
 
Perdita attesa: Misura adottata per quantificare il rischio di credito e costituita da tre componenti:
1) esposizione al momento dell’insolvenza (EAD), cioè ammontare dell’esposizione attesa della banca nei confronti del debitore al momento dell’insolvenza;
2) probabilità di insolvenza (PD), cioè probabilità che una controparte passi allo stato di insolvenza entro un orizzonte temporale di un anno;
3) perdita in caso di insolvenza (LGD), cioè valore atteso del rapporto, espresso in termini percentuali, tra la perdita in caso di insolvenza e l’importo al momento dell’insolvenza.

Perdita in caso di default (LGD): misura del rischio di recupero dei crediti da parte di una banca.
È una delle componenti del processo di determinazione del rischio di credito inserita dall’accordo Basilea II al fine di calcolare il patrimonio di vigilanza richiesto agli istituti bancari per la copertura dei rischi.
La LGD è la perdita di credito che, in caso di default (fallimento), non è possibile recuperare, né per via giudiziale né stragiudiziale, tenuto anche conto delle spese sostenute e dei tempi richiesti dal tentativo di recupero.
 
Probabilità di default: è la probabilità che l’impresa risulti inadempiente nell’arco del periodo di tempo considerato (solitamente 12 mesi), e viene misurata lungo una scala di punteggio che va da 0 a 100.
La PD contribuisce, insieme alla LGD e alla EAD, alla definizione della perdita attesa.